sabato sera siamo andati in una trattoria storica di Torino, dove alle pareti c’erano le fotografie del locale nel 1889 e della chiesa lì vicina
questo tipo di fotografie mi hanno sempre affascinato, per via delle prove del tempo che passa
fissavo quella bimba in mezzo alla strada, che accenna un sorriso, il carro trainato dai cavalli, la facciata della chiesa
e mi chiedevo delle loro vite, del loro vivere gli stessi luoghi di oggi in maniera così differente
mi è tornato alla mente un esercizio spirituale che proponeva il padre gesuita Anthony De Mello, quando consigliava di immaginare di essere morti e di avere la possibilità, 50 anni dopo, di tornare sui luoghi che furono la nostra vita, per vedere cosa era rimasto di allora, cosa era mutato, nella vita delle persone allora a noi care e nelle cose che erano la nostra quotidianità
l’esercizio chiedeva poi di immaginare la stessa cosa 100 anni dopo e poi 200 anni dopo
io semplicemente riflettevo sul fatto che di noi quattro al tavolo fra 200 anni ci sarebbero stati i figli dei figli dei nostri figli e magari noi saremo una vecchia fotografia passata in consegna alle generazioni a venire
senza angoscia, senza paure: nel ciclo naturale della vita
“nel ciclo naturale della vita”
senza angoscia
post molto profondo nella sua apparente semplicità.
non posso che essere d’accordo con quello che colgo dalle tue parole, pss
gb
Quel tipo di foto, per ciò che descrivi, mi mette sempre un po’ malinconia…