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Ciao,
mi permetto di lasciarti l’inizio del mio romanzo, “La memoria al di là del mare” (di Devis Bellucci, Giraldi Editore). E tu magari dirai: “E chi se ne frega?”…
E’ un modo come un altro per lasciarti qualcosa che per me è prezioso. In più non ci guadagno nulla, almeno in termini economici. Tutti i miei diritti d’autore saranno finalizzati a progetti di sostegno e sviluppo sociale, proprio perché questa storia è nata a San Paolo, in Brasile, ai bordi delle favelas, sotto gli aquiloni. Una nota: trattandosi di un piccolo editore, è ben difficile trovare il libro in libreria senza ordinarlo. Chi lo desidera lo può ordinare in ogni libreria o su http://www.ibs.it e arriva.
Buona giornata!
Devis
A chiunque renda d’oro il proprio tempo riempiendo la terra d’immagini.
«Perché la memoria?», mi chiedesti che eravamo affacciati sul Guadalquivir. Sembrava sfinito, una vena aperta trascorsa la vita. Avevamo ancora addosso il fiato di Cordoba, che sapeva di fontanelle come trecce di perle, e l’incenso fresco della Mesquita era fra le tue labbra coperte dal tramonto.
Indugiammo a lungo, con gli spiragli di persiana che ci facevano astratti, nella stanza a mezzogiorno che dava sul patio. Saremmo andati presto, e la padrona della pensione ci salutò come fossimo suoi figli, con un bacio che mi lasciò la macchia.
La fila delle orme, lungo la spiaggia di Guincho, era lo strascico d’una qualche vecchiaia. Il vento, quella mattina, rapiva le dune e scolpiva l’acqua a scacchiera. Mancava solo un pugno di legionari, accampati tra i promontori, ad assopirsi lungo i tuoi capelli nella notte, quand’erano una seconda pelle. Ecco, che svista fu costruire case di cenere e specchi, tralasciando i tempi del cuore…
Forse non ricordi le città disciolte, come quanto rimane della povera Sagunto, trascorsi uomini, amori e guerre. Brillava di sole e calce, ferita nella polvere. Il caldo tropicale portava i versi degli animali da un mare non troppo distante, da una sottana vivida pirite come le onde di Favignana. Pensai che quel mare non si potesse attraversare, e scivolai accanto ad un fico d’India, che ridemmo come matti sotto quel cielo striato.
Era lontano il Sud America, ma identica l’asprezza delle strade mangiate di ruggine, travolte da formicai giganti quanto vulcani. I campi dei “Sem terra” mi sembrarono epici nel dramma, come fuggiaschi d’un esercito o indiani delle praterie. I bambini nuotavano nel fiume, selvaggi ed impassibili quanto la natura sotto i piedi dei soldati. Io, guardandomi le mani, sentivo pace e colpa, e non capivo.
Infine, ecco il sapore caldo della leggerezza, mentre disteso al sole, sopra il tetto, leggevo Montale o Garcia Marquez, e ci fissavo assonnati oltre il confine, come da un satellite. San Paolo era un grande fiore rosa, e noi… Due chicchi periferici fra un mondo d’aquiloni. Il nostro lo regalai, e rimandammo di farlo volare.
Mi spostai di poco e vidi l’alta ombra della torre di Modena, con la sua piazza. Alle mie spalle m’aspettavi, e partimmo sotto i portici in un’afa più che nota. Pensai allora che era bello quando ci intristivano le stesse cose, come le librerie fuori mano, quelle in cui non entra mai nessuno[…]
© Giraldi Editore 2007
http://www.devisbellucci.it
mi spiace niente ego ferito… niente amore… il cuore può sanguinare per tante cose non sempre è l’amore che fa piangere.
comunque non credo possa esistere qualcuno che possa insegnare cosa sia l’amore, qual’è l’amore Vero e quale non lo è… due persone si possono lasciare, e che vuol dire? …
magari riuscissi a passare inosservata amico mio, ma non è quello il messaggio di ciò che ho scritto… la chiave sta nella parola "paura" nella parola "bambina"… è tutto lì il significato, non è nell’amore…
un abbraccio come sempre!!
Chi cammina nelle scarpe degli altri…. o se le perde o le deforma!!
😉